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I giovani italiani producono di più rispetto ai colleghi europei, ma guadagnano la metà.
Un'equazione che non torna, quella dei giovani lavoratori italiani. Un'equazione secondo cui, pur lavorando e producendo di più, nel bel paese le retribuzioni per chi ha meno di 35 anni sono più basse di quelle dei colleghi europei.
Il mercato del lavoro in Germania è regolato da una serie di leggi, entrate in vigore dal 2003 al 2005, chiamata Riforma Hartz.
Grazie a queste normative la Germania ha visto scendere il tasso di disoccupazione dal 10,5% che attanagliava la sua economia nel 2004 al più confortante 5,3% del 2013, nonostante siano stati attraversati anche gli anni nei quali la crisi globale ha colpito il mercato del lavoro. Nel 2014 il tasso di disoccupazione tedesco è sceso ancora, arrivando al 4,9%, dato più basso tra quelli europei, anche se lo 0,6% che la Germania aveva raggiunto negli anni 70 resta al momento una chimera.
Facendo un raffronto con l'Italia si nota che nello stesso periodo la disoccupazione nel nostro Paese è invece passata dal 6,1% registrato nel 2007 al 12,2% nel 2013.
Ma il modello tedesco è applicabile anche nel bel paese?
Tra i fattori che nel corso di questi anni hanno inciso sulla crescita economica vi è il costo del lavoro. Tale questione è sempre stata messa, almeno a parole, al centro delle proposte dei vari governi che si sono succeduti alla guida dell'Italia ma, dopo anni di annunci, qualcosa sta davvero cambiando.
Una partita persa in partenza. Così appare già a prima vista il confronto tra i salari medi italiani e quelli tedeschi nel settore privato, con divari che vanno dal 30 fino al 70 percento. A favore dei colleghi tedeschi, si intende. E questo nonostante siano diversi anni che la Germania frena fortemente l'aumento delle retribuzioni, che dovrebbero crescere di pari passo con la produttività, tenendo a bada la domanda interna per accumulare surplus commerciali.
Leggero movimento in positivo delle retribuzioni nel mese di ottobre.
Dai dati ISTAT dello scorso mese si evince una variazione al rialzo delle paghe orarie nei dieci mesi trascorsi del 2014 e in particolare a ottobre. La crescita si attesta ad un 1,2% per il dato annuale e allo 0,1% rispetto a settembre, il che porta all'1% l'incremento tendenziale, ossia confrontando ottobre di quest'anno con quello dell'anno passato.