Quota 100 è ancora in fase di sperimentazione, ma non è l’unico modo per ottenere il prepensionamento. Stai pensando di lasciare in anticipo il posto di lavoro? In questo articolo scopriamo nel dettaglio tutte le soluzioni per andare in pensione prima del previsto, e i requisiti richiesti.
La pensione di vecchiaia
Ad oggi ha diritto alla pensione di vecchiaia chi ha almeno 67 anni di età e 20 anni di contributi versati, requisiti che resteranno invariati anche nel corso del biennio 2021/22. Per alcune categorie di lavoratori, che hanno svolto mansioni usuranti, il limite di età scende a 66 anni e 7 mesi di età, ma solo a patto di aver versato almeno 30 anni di contributi.
La pensione con Quota 100
Se non cambia qualcosa in corsa, c’è tempo fino al 31 dicembre 2021 per maturare i requisiti necessari per andare in pensione con Quota 100: 62 anni di età e 38 anni di contributi versati.
Segnaliamo che, tra quando si matura il diritto alla pensione con Quota 100 e l’erogazione del primo assegno, passano circa 3 mesi per chi è impiegato nel settore privato e 6 mesi per i dipendenti pubblici.
La pensione anticipata
Nel caso della pensione anticipata non si prende in considerazione l’età, perché l’unico parametro che conta è l’anzianità contributiva. I lavoratori di sesso maschile possono richiedere la pensione anticipata dopo aver versato contributi per 42 anni e 10 mesi, le lavoratrici dopo 41 anni e 10 mesi.
Per fare un esempio pratico: un uomo che inizia a versare i contributi a 20 anni esatti potrà andare in pensione anticipata prima dei 63 anni. Si deve trattare però di contributi effettivi (almeno 35 anni per entrambe le categorie), non vengono quindi considerati nel calcolo i versamenti legati a malattia o disoccupazione.
Ricordiamo che tra la maturazione del diritto e il primo assegno pensionistico c’è una finestra di circa 3 mesi, durante la quale si può continuare a lavorare.
La pensione anticipata contributiva
Questa casistica riguarda chi ha cominciato a versare i contributi dal 1996, e dipende dunque interamente dal metodo di calcolo contributivo. Permette di uscire dal lavoro con almeno 64 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno previdenziale di importo pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale (che quest’anno corrisponde a 1.287,52 euro).
Opzione donna
È un’opzione aperta alle lavoratrici dipendenti che nel 2019 hanno compiuto almeno 58 anni di età (59 anni per le lavoratrici autonome), e che hanno accumulato 35 anni di contributi.
Questo sistema prevede una finestra di 12 mesi per le dipendenti, e di 18 mesi per le autonome, tra la maturazione dei diritti e il versamento del primo assegno.
Lavoratori precoci
Il nostro sistema previdenziale considera “lavoratori precoci” tutti quelli che hanno versato contributi per almeno un anno prima di aver compiuto i 19 anni di età.
I lavoratori precoci con almeno 41 anni di contributi versati possono lasciare il lavoro indipendentemente dall’età, se rientrano anche in una delle quattro categorie meritevoli di tutela, ossia:
- Essere disoccupati e aver concluso da almeno tre mesi la prestazione per la disoccupazione;
- Avere un’invalidità uguale o superiore al 74%:
- Prendersi cura di un parente disabile da almeno 6 mesi;
- Aver svolto un’attività gravosa per almeno 7 degli ultimi sette degli ultimi 10 anni anni lavorativi.
Pensionamento anticipato per attività usuranti o notturne
Se per metà della tua vita, o per 7 degli ultimi 10 anni anni, hai svolto una delle attività considerate usuranti e gravose, puoi andare in pensione con 35 anni di contributi e almeno 61 anni e 7 mesi di età.
Tra le diverse figure professionali tutelate da questa misura troviamo minatori, palombari e autisti di autobus dei trasporti pubblici.
APe sociale
Pur non trattandosi di una pensione vera e propria, l’APe sociale è un’indennità che lo Stato versa ad alcune categorie di cittadini che hanno compiuto 63 anni di età fino a che non ottengono la pensione. Si tratta in sostanza di uno scivolo, un anticipo sulla pensione offerto a chi ha almeno 30 anni di contributi ed è disoccupato, invalido o si prende cura di un parente disabile o malato da almeno 6 mesi, oltre che ai lavoratori che hanno svolto attività gravose e hanno accumulato 36 anni almeno di contributi.
L’isopensione
È una misura che permette l’uscita anticipata a 60 anni di età con almeno 36 anni e 4 mesi di contributi. L’operazione è possibile grazie a un assegno ponte che viene versato dall’azienda fino al raggiungimento dei requisiti necessari per la pensione anticipata o di vecchiaia.
Il contratto di espansione
Le aziende che contano più di 1.000 dipendenti possono supportare l’uscita anticipata dei lavoratori a cui mancano non più di 5 anni alla pensione. L’operazione è simile all’isopensione ma con oneri minori per i datori di lavoro (e benefici ridotti per i lavoratori).
Assegno straordinario
Può essere erogato dai fondi di solidarietà per accompagnare i lavoratori a cui mancano non più di 5 anni alla pensione. Si tratta di una soluzione molto utilizzata nel settore del credito e che viene adottata di solito a partire da 62 anni di età, o quando si sono versati almeno 37 anni di contributi.
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