Dal 1 gennaio 2023 scatteranno gli incrementi tanto attesi per le pensioni pubbliche. Il nuovo meccanismo si baserà su sei fasce di riferimento e premierà le pensioni minime. Ma vediamo nel dettaglio tutte le novità in arrivo.
In relazione all’andamento dell’inflazione, l’adeguamento delle pensioni per il 2023 sarà del +7,3%. Una buona notizia, finalmente, per tutti quei pensionati che attendevano da tempo l’adeguamento dei cedolini al costo della vita e che quest’anno, segnato da un forte aumento dei prezzi, è arrivato.
Il governo ha, infatti, firmato il Decreto che ha disposto l’adeguamento pensionistico a partire dal 1 gennaio del prossimo anno, calcolato sulla base dei dati forniti dall’ISTAT il 3 novembre 2022.
Come anticipato in apertura, chi godrà degli aumenti più consistenti saranno i beneficiari di pensioni minime, che avranno un aumento di 46 euro netti sul cedolino, superando così la quota di 570 euro al mese.
Ma la rivalutazione delle pensioni si riferisce a tutti i trattamenti pensionistici erogati dalla previdenza pubblica, come:
- le gestioni dei lavoratori autonomi
- quelle sostitutive
- quelle esonerative
- quelle esclusive
- le integrative e aggiuntive.
Di quanto aumentano le pensioni?
L’aumento, però, non si applicherà allo stesso modo a tutte le pensioni ma dipenderà dall’importo del trattamento che il pensionato riceve. In particolare, è previsto che la rivalutazione sia applicata al:
- 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS, corrispondente nel 2022 a 525,38 euro;
- 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75 % dell’inflazione per le pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo.
Il nuovo meccanismo su sei fasce di riferimento ripartirà, quindi, gli aumenti in questo modo:
- per le pensioni fino a 4 volte il minimo, cioè circa 2.100 euro lordi mensili, si riconoscerà il 100%;
- per le pensioni da 4 a 5 volte il minimo, cioè circa 2.625 euro lordi mensili, si riconoscerà l’80%;
- per le pensioni da 5 a 6 volte il minimo, cioè circa 3.150 euro lordi mensili, si riconoscerà il 55%;
- per le pensioni da 6 a 8 volte il minimo, cioè circa 4.200 euro lordi mensili, si riconoscerà il 50%;
- per le pensioni da 8 a 10 volte il minimo, cioè circa 5.250 euro lordi mensili, si riconoscerà il 40%;
- per le pensioni che superano 10 volte il minimo, cioè oltre i 5.251 euro lordi mensili, si riconoscerà il 35%.
L’adeguamento pensionistico, che viene calcolato sulla base della variazione percentuale negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’ISTAT il 3 novembre 2022, tiene fuori dal calcolo il possibile aumento dell’inflazione per la restante parte dell’anno, ossia i mesi di novembre e dicembre 2022.
Per questa ragione, nel corso del 2023, potrebbe arrivare un’ulteriore rivalutazione a titolo di conguaglio sull’aumento residuale dell’inflazione degli ultimi due mesi del 2022.
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