Lo smart working, divenuto una pratica lavorativa diffusa in Italia durante la pandemia di COVID-19, sta affrontando una svolta significativa. La recente decisione del governo italiano di non prorogare oltre il 31 marzo 2024 il diritto allo smart working solleva questioni importanti sul futuro del lavoro a distanza e sulla tutela della salute dei lavoratori. Ecco cosa sapere.
La decisione del governo sullo smart working
Il governo italiano ha optato per non prorogare lo smart working automatico per i lavoratori fragili nel settore pubblico oltre il 31 marzo 2024.
Questa decisione implica che:
- mentre per i lavoratori del settore privato la possibilità di lavorare da remoto viene mantenuta fino a questa data
- per quelli delle pubbliche amministrazioni l’accesso al lavoro agile diventa una facoltà discrezionale del dirigente responsabile.
La proroga include anche i genitori lavoratori del settore privato con figli minori di 14 anni.
Chi sono i lavoratori fragili
I lavoratori fragili sono definiti come coloro che presentano condizioni di salute tali da renderli particolarmente vulnerabili in ambiente lavorativo, specialmente in relazione al rischio di contagio da Covid-19.
Questa categoria include persone:
- con patologie oncologiche
- terapie immunosoppressive
- o altre condizioni mediche che compromettono la risposta immunitaria.
Il Decreto Legge n. 221/2021 e successivi chiarimenti del Ministero della Salute hanno precisato le condizioni di fragilità, distinguendo tra “fragili” e “super fragili” in base alla gravità delle patologie.
Chi dichiara la fragilità dei lavoratori
La fragilità di un lavoratore è accertata dal medico di medicina generale, o medico di famiglia, attraverso un’attestazione che riconosce la presenza di una o più condizioni di salute previste dalla normativa vigente.
Questa certificazione deve essere poi presentata al datore di lavoro per accedere al regime di smart working.
In sintesi
La decisione del governo di modificare le regole per lo smart working dei lavoratori fragili riflette il tentativo di bilanciare le esigenze di flessibilità lavorativa con la normalizzazione delle condizioni di lavoro post-pandemia.
Tuttavia, pone anche l’accento sulla necessità di garantire che tali cambiamenti non vadano a discapito della tutela della salute dei lavoratori più vulnerabili e delle famiglie.
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