In tutta Europa il mondo del lavoro è attraversato da grandi cambiamenti e trasformazioni. La pandemia e le sue conseguenze, infatti, hanno riportato all’attenzione alcuni temi importanti, come il salario minimo garantito e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio. Nell’articolo cerchiamo di capire se proposte del genere si possano attuare in Italia.
Dopo due anni di pandemia, il mondo del lavoro è stato attraversato da cambiamenti radicali:
- da una parte il lavoro da remoto, o smart working ha rivoluzionato la concezione dello spazio lavorativo;
- dall’altra, l’ondata di licenziamenti che ha interessato diversi settori e la conseguente carenza di manodopera, ha, invece, riportato all’attenzione alcune tematiche sociali come, ad esempio, l’orario di lavoro e il salario minimo garantito.
Mentre in Europa 21 Paesi hanno un salario minimo nazionale (compreso tra i 363 euro mensili della Bulgaria e i 2313 euro del Lussemburgo), l’Italia è tra le nazioni sprovviste di tale misura. Inoltre, è il Paese che totalizza più ore di lavoro ma vede gli stipendi stagnare da anni o, addirittura, diminuire.
Esistono, però, delle proposte concrete per far fronte a queste problematiche. Negli ultimi tempi, infatti, si è cercato di correre in qualche modo ai ripari, proponendo una nuova formula per aiutare i lavoratori italiani e la loro produttività.
Lavorare un giorno in meno ma guadagnare come se si lavorasse un giorno in più potrebbe essere la soluzione.
Sulla base di alcune sperimentazioni portate avanti in Spagna e in Inghilterra, pare che la “settimana corta lavorativa” funzioni davvero. I dati emersi sono incoraggianti:
- ripercussioni positive sull’aumento della produttività del lavoro;
- sulla diminuzione dello stress dei dipendenti;
- e un netto miglioramento del work-life balance, cioè l’equilibrio tra vita privata e vita professionale.
I governi dei due Paesi, ma anche le aziende nel privato, hanno, però, portato a casa questi importanti risultati stanziando grandi quote di investimenti in vari settori.
In Italia funzionerebbe questo modello di lavoro?
Al momento, in Italia, sono diverse le aziende italiane che adottano, in via del tutto discrezionale, la settimana lavorativa di 36 ore invece che di 40, senza tagli alla retribuzione. Ma non esistono ancora risultati definitivi, a livello di produttività, che attestino l’efficacia di questa soluzione e, soprattutto, mancano le risorse necessarie per fare investimenti imprenditoriali che rendano condivisi dei cambiamenti di orario lavorativo così netti.
Dal periodo post-pandemia, né aziende né Stato godono di ottima salute. Anzi. Le casse pubbliche sono vuote e, non a caso, l’Italia è il paese che più beneficerà dei fondi europei, il noto PNRR, anche per aiutare le aziende ad incrementare i bilanci.
Le sfide del futuro, però, restano aperte e si spera di poter sperimentare su larga scala il nuovo orario di lavoro ridotto e, soprattutto, di poter ottenere un adeguamento degli stipendi per tutti i lavoratori.
Hai trovato interessante questo articolo? Allora non perdere tutti gli aggiornamenti del nostro blog!