Per il nostro Paese non è un grande momento per quanto riguarda l’occupazione. I dati elaborati dall’ISTAT in relazione al mese di settembre rivelano come, se da un lato aumenti leggermente la quota di coloro che sono riusciti a trovare un’occupazione, dall’altro anche l’esercito dei disoccupati sia tornato a crescere, oltrepassando la soglia dei 3 milioni di persone in cerca di lavoro. Continua a leggere l’articolo per saperne di più.
La situazione più preoccupante in assoluto è però quella riguardante la disoccupazione di massa tra i giovani italiani, attestata su un drammatico 37%. Per capire meglio il dato, basterà ricordare:
- come in Germania i ragazzi in cerca di occupazione siano appena il 6,8%;
- all’interno dell’Unione Europea, soltanto Grecia e Spagna sono messe peggio del nostro Paese, con dati che superano il 42%.
In pratica, a contribuire alla risalita del dato occupazionale sono soltanto (o quasi) i lavoratori sopra i 50 anni. La fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni non riesce a entrare nel mondo del lavoro a differenza di quanto succede in Paesi più dinamici, che riescono a offrire prospettive di occupazione a chi abbia appena terminato gli studi.
Una delle conseguenze di questo dato è la forte ripresa dell’emigrazione giovanile, fenomeno ormai noto come fuga dei cervelli, una realtà che l’Italia potrebbe pagare in maniera molto salata in futuro.
I dati dell’occupazione in Italia
È invece in risalita il dato occupazionale al 57,5%. Un miglioramento dovuto alla dinamica creata dal Jobs Act, con gli incentivi concessi alle aziende che assumono.
Resta naturalmente da capire cosa succederà una volta esauriti gli incentivi fiscali, mentre da parte governativa si punta con speranza sui bonus a favore di chi decida di assumere studenti dopo i periodi di alternanza.
Allo stesso tempo va però ricordato che le statistiche in questione sono considerate parzialmente fuorvianti dai sindacati. Infatti, sarebbero le statistiche fornite da Eurostat a spiegare in maniera esauriente come:
- nell’Unione sia ormai un vero esercito quello formato dalle persone che hanno smesso di cercare un lavoro in quanto scoraggiate (circa nove milioni i disoccupati cronici);
- a questo numero andrebbe poi aggiunto quello formato da chi lavora ma soltanto part time, e vorrebbe invece poterlo fare a tempo pieno
- oltre nove milioni di persone, di cui più di 600mila nel nostro Paese, noti con il termine di sottoccupati.
Anche nel settore di coloro che hanno smesso di cercare lavoro, purtroppo, l’Italia vede dati che sono enormemente più alti rispetto al resto dell’UE, raggiungendo cifre intorno ai 3 milioni di disoccupati non ufficiali.