Il governo ha deciso di rifinanziare anche quest’anno il Reddito di libertà, un sussidio statale a supporto delle donne vittime di violenza economica. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
La violenza economica è tra le forme di violenza sulle donne più subdole eppure tra le più diffuse in Italia. Questo tipo di abuso svuota le tasche delle vittime, le lascia spesso senza occupazione e le rende finanziariamente dipendenti dal loro carnefice. Molte donne, infatti, non interrompono relazioni prevaricanti o violente proprio perché non dispongono di sufficiente autonomia economica per provvedere a sé stesse e ai propri figli.
Accompagnare le donne vittime di violenza in un percorso di autonomia è lo scopo del Reddito di libertà che nasce per favorire, attraverso l’indipendenza economica, percorsi di emancipazione.
Hanno diritto al sussidio le donne vittime di violenza:
- sia con cittadinanza italiana e comunitaria
- che extracomunitaria, con permesso di soggiorno o lo status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria.
Inoltre, il sussidio è netto, cioè non soggetto al pagamento di tasse ed imposte, ed è compatibile con altre tipologie di aiuti tra cui:
- il reddito di cittadinanza;
- l’assegno al nucleo familiare;
- la cassa integrazione guadagni e la Naspi.
Come richiedere il sussidio contro la violenza economica
La domanda va presentata al proprio Comune di residenza, compilando un apposito modulo e allegando anche:
- una dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza che attesti il percorso di emancipazione ed autonomia intrapreso dalla persona;
- una dichiarazione del servizio sociale professionale di riferimento, che attesti lo stato di bisogno legato alla situazione straordinaria o urgente.
L’assegno viene erogato in un’unica soluzione per un massimo di 12 mensilità, pari a 4.800 euro. Tra le spese che possono essere coperte ci sono anche quelle per l’istruzione e la formazione dei figli.
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