Hai appena iniziato a goderti il meritato riposo della pensione, ma senti il richiamo del lavoro? Non sei solo. Sono in aumento i pensionati che scelgono di tornare al lavoro, e le ragioni dietro questa scelta sono tanto variegate quanto interessanti. Ecco allora delle informazioni utili per una scelta consapevole.
Lavorare in pensione: si può?
Grazie al decreto legge 112/2008, dal 1° gennaio 2009 in Italia è possibile per i pensionati cumulare liberamente i redditi da lavoro con quelli della pensione.
La normativa ha aperto nuove porte, permettendo ai pensionati:
- di intraprendere nuove attività lavorative
- senza influenzare il diritto alla pensione
ossia avviare un’attività come consulente, freelance o imprenditore senza la preoccupazione di restrizioni o ripercussioni.
Ma perché tornare a lavorare?
Le motivazioni per rimettersi in gioco possono essere diverse:
- economiche: con il costante aumento del costo della vita, molti pensionati trovano che la pensione non basti più a coprire tutte le spese, quindi lavorare permette di integrare il reddito;
- psicologiche: lavorare può anche essere un balsamo per l’anima, dal momento che molti scoprono che la pensione porta con sé un senso di vuoto che può essere colmato ritrovando un ruolo attivo nella società;
- sociali: il lavoro consente di mantenere le relazioni sociali e di continuare a sentirsi parte di una comunità, aspetti cruciali per la salute mentale a qualsiasi età.
Secondo l’Istat, nel 2021 circa 444.000 pensionati italiani erano regolarmente occupati, principalmente nel settore dei servizi. Questo gruppo è in crescita e dimostra quanto sia diffusa la tendenza a continuare a lavorare oltre l’età pensionabile.
L’esempio dei clienti Prestiter
Molte persone decidono in pensione di realizzare progetti rimandati, trasformandosi da pensionati a imprenditori.
Un esempio concreto è fornito da alcuni clienti Prestiter, che grazie alla Cessione del Quinto, hanno utilizzato la liquidità ottenuta per aprire attività ristorative una volta in pensione.
Questi esempi dimostrano una tendenza in aumento, che attraversa tutte le regioni italiane, dove le iniziative personali non solo stimolano l’economia, ma evidenziano un cambiamento significativo nelle dinamiche economiche e culturali del Paese.
Impatti economici del lavoro in pensione
Tornando al lavoro, e quindi versando nuovi contributi, c’è certamente la possibilità di aumentare l’importo della pensione.
Ma un aspetto da non sottovalutare è l’impatto fiscale del reddito da lavoro. L’aumento del reddito complessivo potrebbe:
- da un lato, comportare il passaggio ad una fascia di reddito superiore
- dall’altro, un’incidenza maggiore sull’imponibile.
Questo significa che, pur avendo un reddito nominale più alto, il reddito disponibile potrebbe non crescere nella stessa misura a causa delle maggiori tasse.
Ecco perché lavorare dopo la pensione può offrire numerosi vantaggi, dalla soddisfazione personale a un miglioramento economico. Eppure è importante comprendere bene tutte le implicazioni, sia positive che negative, ed eventualmente consultare un consulente previdenziale per una pianificazione accurata e su misura.
In sintesi
Tornare al lavoro dopo la pensione può essere un’esperienza arricchente che migliora la qualità della vita e rafforza il senso di appartenenza alla società.
Ma è fondamentale considerare l’impatto fiscale: l’aumento del reddito complessivo può spostare il pensionato in una fascia di reddito superiore, incrementando così l’imponibile e potenzialmente non migliorando proporzionalmente il reddito netto a causa delle maggiori tasse.
Pertanto, mentre lavorare in pensione presenta diversi benefici, tra cui soddisfazione personale e vantaggi economici, è essenziale valutare attentamente tutte le implicazioni e, se necessario, consultare un consulente previdenziale per un’adeguata pianificazione finanziaria.
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