In un mercato del lavoro come quello italiano, il “posto fisso” resta ancora un’ambizione per molti lavoratori. Ma è davvero così o le cose stanno cambiando? Scoprilo leggendo l’articolo.
Per “posto fisso”, espressione resa celebre dal comico Checco Zalone in uno dei suoi film, si intende in realtà il lavoro come dipendente a tempo indeterminato presso un ente pubblico. In Italia quasi tutti i dipendenti pubblici e statali hanno questo tipo di contratto e, in effetti, possono usufruire di alcuni vantaggi riservati alla categoria.
Il posto fisso di un dipendente della pubblica amministrazione è accompagnato da una serie di tutele come malattia e straordinari retribuiti, eventuali benefit, polizze sanitarie, buoni pasto, etc. Inoltre, garantisce l’accesso a finanziamenti in Convenzione NoiPA con Cessione del Quinto, una delle forme di finanziamento più diffuse in Italia, che offrono notevoli vantaggi sia in termini di sostenibilità che di concorrenzialità.
È quindi facile capire perché in Italia la cultura del posto fisso è molto diffusa. Ma a quanto pare le cose stanno cambiando.
Ad esempio, alcuni vantaggi, come l’accesso a finanziamenti dedicati, sono stati estesi anche a lavoratori del comparto privato. La Cessione del Quinto è tra i finanziamenti che assicura più vantaggi anche per i dipendenti di aziende private e garantisce le migliori condizioni sia in termini di sostenibilità che di sicurezza.
Inoltre, il fenomeno delle “grandi dimissioni” dal proprio impiego iniziato negli Stati Uniti in periodo di pandemia, sta prendendo piede anche in Italia. E non si tratta solo di top manager che, generalmente verso fine carriera, decidono di tirare i remi in barca e di “godersi la vita”.
È un fenomeno che sta avvenendo anche a livello impiegatizio, come confermano i dati pubblicati sistematicamente sul sito del Ministero del Lavoro.
Ma cosa spinge, oggi, le persone a lasciare il proprio lavoro?
Le motivazioni, come si può immaginare, sono molteplici:
- la pandemia ha sicuramente giocato un ruolo importante nel rivalutare il tempo dedicato alle priorità, che per molti sono rappresentate dal tempo libero e dalla famiglia;
- e contestualmente, una presa di coscienza circa condizioni le lavorative, a volte percepite come troppo pesanti in termini di ore e mole di lavoro.
A questo si è aggiunta anche una maggiore offerta di posti di lavoro per alcune categorie che si sono trovate nelle condizioni di poter scegliere di cambiare, a fronte di una proposta più allettante e gratificante.
L’influenza dello smart working sul mercato del lavoro
A innescare questa tendenza al cambiamento ha contribuito in maniera rilevante anche l’ampia diffusione dello smart working durante la pandemia, una modalità di lavoro che prima del 2020 era raramente utilizzata, quanto meno in Italia.
In molti hanno apprezzato i tanti aspetti positivi del lavoro flessibile e a distanza, come:
- la riduzione dei tempi di spostamento casa-lavoro;
- la possibilità di vivere maggiormente la propria famiglia e i propri affetti nella quotidianità;
- il riuscire a ritagliarsi del tempo per coltivare passioni e interessi personali.
Al giorno d’oggi, dunque, i lavoratori hanno maturato la consapevolezza di non voler più rinunciare a tali benefici e non pensano due volte ad abbandonare il proprio posto di lavoro nei casi in cui non venga concessa flessibilità. Anche quando questo significa lasciare il certo per l’incerto, a patto che questo comporti maggiore serenità e maggiore attenzione per la propria salute.
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