In questi mesi di fermento politico abbiamo sentito parlare tantissimo di tematiche previdenziali come le pensioni quota 100 e quota 41. Con l’insediamento del nuovo Governo, molti si chiedono cosa succederà nei prossimi mesi e su quali cardini poggerà la riforma pensioni 2019. Facciamo il punto della situazione!
Novità pensioni 2019: come cambieranno i requisiti?
Come già noto, a partire dal 2019 cambieranno i requisiti anagrafici per l’accesso al trattamento pensionistico di vecchiaia: in virtù dell’adeguamento all’aspettativa di vita INPS, i lavoratori di entrambi i sessi andranno in pensione a 67 anni e con almeno 20 anni di contributi versati.
Potrebbero fare eccezione coloro che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 1996, in quanto è necessario aver maturato un montante contributivo tale da garantire una pensione pari a una volta e mezzo l’assegno sociale (ossia 679,5€, se consideriamo come indicatore la pensione sociale del 2018 pari a 453€). Per chi non avesse maturato tale montante contributivo, invece, sarà necessario fare riferimento al requisito contributivo che, nel 2019, aumenterà a 71 anni di età con almeno 5 anni di contributi, sia per le donne che per gli uomini.
Pensioni quota 41: cosa succederà l’anno prossimo?
Tra le tematiche più discusse nel dibattito previdenziale troviamo senza dubbio la questione delle pensioni quota 41. Con questa proposta, i lavoratori di entrambi i sessi avrebbero la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica.
Il neo Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ha fatto dell’abolizione della Legge Fornero uno dei principali cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, ha affermato più volte che, a suo avviso, 41 anni di contributi sono più che sufficienti per andare in pensione, auspicando una riforma in merito già da prima dell’autunno.
… e le penalizzazioni?
Quando si parla di quota 41, però, è necesQuota 100 e riforma pensioni 2019: i possibili scenarie anche delle relative penalizzazioni. Uscendo con questo traguardo contributivo si potrebbero, infatti, avere delle decurtazioni anche del 9/10% sull’assegno pensionistico in quanto, al fine della sostenibilità del provvedimento, si renderebbe necessario variare la valorizzazione dei versamenti effettuati dal 1996 al 2012.
Quota 100 e riforma pensioni 2019: i possibili scenari
Nell’ambito delle prossime novità pensionistiche, le pensioni quota 100 potrebbero occupare un posto fondamentale. La formula in questione prevede la possibilità di andare in pensione prima dei requisiti per l’assegno di vecchiaia. Il requisito principale sarebbe il raggiungimento di un risultato pari a 100 dato dalla somma tra contributi versati ed età anagrafica.
Nelle settimane passate, inoltre, si sono rincorse diverse indiscrezioni in merito ai possibili altri requisiti che accompagneranno la quota 100. In primo piano ci sarebbe la necessità di raggiungere almeno i 64 anni di età. Tale ipotetica condizione, quindi, impedirebbe a un lavoratore con 62 anni di età e 38 anni di contributi di ritirarsi.
Anche con la quota 100 torna a galla il nodo delle penalizzazioni. A quanto corrisponderebbero? All’8% circa dell’assegno pensionistico. I programmi di governo prevedono nei prossimi mesi di iniziare ad introdurla per i nati nel 1955.
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Altre novità pensioni: opzione donna
Quando si parla di previdenza non si discute solo di quota 100 e di pensioni quota 41, ma anche di opzione donna.
Questa soluzione, che consente alle lavoratrici dipendenti e autonome 58enni di andare in pensione anticipata con l’assegno calcolato con metodo contributivo, potrebbe essere prorogata anche per il 2019.
Ecco i requisiti specifici per l’accesso:
- Lavoratrici dipendenti: età anagrafica pari ad almeno 57 anni e 7 mesi e almeno 35 anni di contributi versati.
- Lavoratrici autonome: età anagrafica minima pari a 58 anni e 7 mesi. Per il requisito contributivo valgono sempre i 35 anni.