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Smart Working: cosa cambia dal 1° aprile

La scadenza del 31 marzo segna la fine dell’ultima proroga del diritto allo smart working per genitori con figli sotto i 14 anni e lavoratori considerati fragili. Da questo momento in poi, il lavoro da remoto tornerà a essere regolamentato dalle norme ordinarie. Ecco cosa sapere.

Come cambia il diritto allo smart working

Il diritto allo smart working in forma emergenziale, garantito per far fronte alle esigenze imposte dalla pandemia, non sarà più automatico.

Una notizia che non significa la fine del lavoro agile, ma il suo rientro nei canoni stabiliti, già in precedenza, della legge n. 81 del 2017.

Questa normativa stabilisce delle priorità nell’accesso allo smart working, soprattutto per:

  • le lavoratrici e i lavoratori che hanno figli fino a dodici anni
  • o che assistono persone con disabilità, senza limiti di età
  • i lavoratori con disabilità in situazioni di gravità accertata
  • e gli anziani da 65 anni in su, grazie al decreto legislativo n. 29 del 15 marzo 2024.

È importante sapere, però, che sebbene queste categorie godano di una priorità, ciò non si traduce in un diritto assoluto allo smart working.

La modalità lavorativa da remoto deve essere già adottata dall’azienda presso cui si lavora, altrimenti anche se si appartiene alle categorie con priorità, non è possibile lavorare automaticamente in tale modalità.

In altre parole, la priorità non equivale a un diritto incondizionato.

A decidere sullo smart working sono le aziende

La decisione finale sull’adozione dello smart working spetta all’azienda, che deve valutare la fattibilità e l’opportunità di questa modalità lavorativa in base alla propria organizzazione, settore di attività e necessità operative.

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Un punto delicato in questa transizione riguarda i lavoratori fragili, la cui situazione necessita di essere trattata con cura e attenzione. La possibilità di lavorare in modalità agile per questi lavoratori dipende da accordi tra le parti, senza che ci sia una imposizione legale, a meno che non intervengano nuove disposizioni legislative o contrattuali.

L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano evidenzia che nel 2023 il numero dei lavoratori da remoto in Italia è lievemente aumentato, superando i 3,585 milioni. Un incremento che testimonia come il lavoro agile sia diventato una componente strutturale del mondo lavorativo, soprattutto nelle grandi imprese.

Questo scenario porta a riflettere su come lo smart working, nato come risposta ad un’emergenza globale, si stia consolidando come una modalità operativa flessibile, in grado di adattarsi alle esigenze dei lavoratori e delle aziende, segnando un cambiamento significativo nel panorama lavorativo italiano.

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